Per donazione privata, la parrocchia greca di Sant’Andrea in Roma ha acquisito una reliquia insigne di san Filadelfo: la Chiesa ortodossa lo ricorda il 10 maggio insieme ai suoi santi fratelli Alfio e Quirino. Forse non erano fratelli di sangue, ma solo di fede; certo è che si tratta di santi tra i più venerati in tutta l’Italia Meridionale: Alfio e Filadelfo (diminutivo Delfo) sono nomi abbastanza diffusi e caratteristici in particolare della Sicilia, dove non mancano neppure i toponimi Sant’Alfio (Catania), San Fratello (Messina), ecc.
Scarse le notizie sicuramente fondate: originari della Hispania Tarraconense, la “Præfectura” romana abitata dal fiero popolo dei Vasconi , i tre fratelli furono arrestati – pare sotto Decio (249/51) – e condotti a Roma dove furono processati e, pare, condannati all’esilio in Sicilia. A Roma stessa e durante la traduzione furono martirizzati alcuni loro compagni; Filadelfo, Alfio e Quirino , detenuti in Sicilia presso l’antica città dei Leontini (Lentini, oggi in provincia di Siracusa), convertirono molti alla vera fede, e quindi anche loro subirono il martirio, sembra al tempo di Licinio Valeriano (253/60) e per ordine di un magistrato locale, Tertillo o Tertullo.


La vicenda dei tre santi forse può essere inquadrata nei provvedimenti presi a seguito del Rescritto imperiale del 258, con cui si ordinava che i cesariani – dopo essere stati divisi tra loro – fossero inviati in catene, ridotti in schiavitù, nelle proprietà dell’imperatore; se – nonostante ciò –perseveravano nella loro fede, fossero pure messi a morte.


Le reliquie dei tre santi (che la tradizione ricorderà come giovanetti, forse assimilandoli ai tre “giovani” di Babilonia ) furono raccolte dai devoti di Lentini (la tradizione farà i nomi di due sante donne, Tecla e Giustina) e conservate come prezioso tesoro.


Attorno al 766/775 (quando a seguito del sinodo di Hieria del 754 si scatenò la lotta non più solo contro le icone, ma anche contro le reliquie) pare che l’indegno vescovo di Lentini, l’iconoclasta Crescente, abbia buttato via i venerandi resti dei santi Filadelfo, Alfio e Quirino. Raccolse allora le reliquie l’arcidiacono Luciano – quel san Luciano poi acclamato vescovo dagli iconoduli di Lentini – che le depose (o meglio, nascose) a Fragalà (oggi provincia di Messina), nel Monastero di San Filippo il Cacciaspiriti che sorge sulle alte cime dei Nèbrodi. Probabilmente fu qui che l’originale e lineare Passio dei tre santi fu sviluppata secondo la moda diffusa nel 10° secolo da Simeone il Metafraste: si giunse così a una “fabularum consarcinatio” (com’è definita impropriamente da alcuni studiosi ), a una sterminata narrazione stesa all’evidente scopo di unire alla memoria liturgica di Filadelfo, Alfio e Quirino, il ricordo di molti altri santi dei quali, nello stesso monastero, si conservavano insieme le reliquie. Insieme a quattordici anonimi compagni, si fa così il nome di Onesimo (presentato come il catechista del gruppo, martirizzato a Roma), di Erasmo (martirizzato a Pozzuoli, durante il viaggio), del vescovo Agatone di Lipari, di Alessandro (battezzato Neofito), Cleonico, Epifania, Eutalia, Isidora, Eutropia, Rodippo, Stratonico, Virgantino, Samuele e delle già menzionate Tecla e Giustina.


La memoria dei tre santi, presente già nel celebre Menologio di Basilio il Porfirogenito, passò anche nei Martirologi della Chiesa occidentale, ed è ancor oggi intensamente vissuta specie nella Sicilia Orientale. In onore dei tre santi si conserva un canone d’autore anonimo (Cod. Crypt. D.a.IX, ff. 48-50v) cui, dopo la VI Ode, è inserito un kondakion attribuito al noto innografo Bartolomeo (+1055 circa).



CANONE, TONO IV, SENZA ACROSTICO

Ode I: Aprirò la bocca.

Gloriosissimi tre martiri illuminati dalla trisolare luce, diradate la fitta nebbia delle mie passioni e cacciate le tenebre della mia ignoranza.

Siete apparsi come stelle dalle molte luci per fugare le tenebre dell’ateismo, o beatissimi di Dio, poiché avete predicato il gran nome di Cristo, Dio nostro, dinanzi agli Arconti.

Disseccando, o invitti, con le effusioni copiose del vostro sangue l’abisso corruttore delle anime, il culto bugiardo degli idoli, siete apparsi nella Chiesa di Cristo come fonte di guarigioni divine.

Theotokìon: Venite tutti, inneggiamo la tutta pura Maria, l’unico ornamento dell’umanità, che il Dio incarnato ha generato, restando vergine incorrotta.


Ode III: L’arco dei potenti.
Ègermogliata la radice gloriosa, i fratelli che hanno maturato il bel frutto del martirio.
Gloriosissimi agnelli condotti al macello, per Cristo pastore vi siete presentati alla mensa celeste.
Avete patito per amore di Cristo ogni tormento e siete stati fatti degni di guarire i mali delle anime nostre.

Theotokìon: Il potere della morte ha signoreggiato fino a te, tutta pura; fu distrutto dal tuo Figlio e perciò ti celebriamo come inizio dell’immortalità.


Kathisma, tono IV: Presto intervieni.

Voi martiri brillaste nel firmamento della Chiesa di Cristo come stelle risplendenti della luce della divina conoscenza: vi preghiamo di allontanare la nebbia delle passioni e le tenebre del peccato da noi che celebriamo con fede la vostra luminosa e santa memoria.


Ode IV: Vedendo la Chiesa.

Quanto sono belli i piedi degli atleti: benché inchiodati a calzari di ferro, seguono la via dei comandamenti di Cristo! Come meritano, onoriamoli.

Carichi della croce e dei tormenti, reputando un onore la testa rapata, i martiri esclamavano: seguiamo, Signore, la via del tuo martirio.

Dopo aver traversato, senza essere sommersi, il fiume dell’empietà, o beati, col vostro prezioso sangue avete sommerso i nemici, gridando: gloria a Dio!

Martiri gloriosi, rose nel giardino dei martiri, il vostro divino profumo spazza il fetore dell’inganno.

Theotokìon: Senza nozze ha partorito, o Vergine, e dopo il parto sei ancora vergine; perciò con voci incessanti e con fede sicura, a te, o Signora, gridiamo: Salve!


Ode V: Tu, Signore, la mia luce.

Per il desiderio di te, o Salvatore, i tre martiri hanno odiato l'inganno del politeismo e ti hanno predicato Dio.

Sacri giovani, vittime gradite a Dio, Filadelfo, Quirino e Alfio, pregate Dio perché ci salvi.
Lampada a tre luci, trono e santa dimora della Trinità, vittoriosi atleti di Cristo, liberateci dai pericoli.

L’arena dei vostri numerosi combattimenti ha fiorito e fruttificato una messe abbondante: una moltitudine di santi martiri che hanno versato il sangue.

Theotokìon: Tu, sposa divina, sei nostra difesa, arma invincibile contro i nostri nemici, ancora e speranza della nostra salvezza.


Ode VI: A te innalzo la voce.

Illuminati dai dardeggianti raggi dei vostri prodigi, o atleti, coloro ch’erano senza legge e schiavi dell’ombra della legge, abbracciarono la luce della grazia.

Per mezzo dei patimenti e della morte conservando vergine dalle passioni la vostra anima vostra, avete presentato in dono a Cristo la santa vergine Eutalia insieme con Epifania.

La morte degli atleti fu preziosa davanti al Signore: benché morti stanno innanzi a noi come viventi, e liberano i fedeli da ogni male.

Alfio, Quirino e Filadelfo, bellezza dei martiri, luminose stelle della Chiesa, illuminano il mondo con i raggi dei loro prodigi.

Theotokìon: Prodigio più inaudito di tutti i prodigi! Senza uomo la Vergine concepisce nel grembo Colui che contiene l'universo, lei più vasta del cielo.


Kondakion, tono II, senza acrostico.

Segnati col sangue di Cristo e corazzati dal suo amore, impugnando come lancia la croce, avete trafitto il cuore dei nemici; come un’anima sola avete lottato cantando: Volgi su di noi il tuo sguardo, Misericordioso, e salvaci.
Ikos I: Increato, eterno, tu che tutto conosci e re dei secoli, datore dei beni, Paraclito onnipotente, tu che, in modo invisibile, con lingue di fuoco hai trasformato i santi apostoli, fa’ splendere anche su di me un piccolo raggio della tua luce intramontabile, affinché inneggi degnamente la santa memoria di Alfio, Filadelfo e Quirino, in unione a tutti quelli che con fede cantano: Volgi su di noi il tuo sguardo, Misericordioso, e salvaci.

Ikos II: Appresa con il latte materno e dal pio genitore la fede di Cristo, come agnelli immacolati siete stati condotti in catene nelle regioni dell'Occidente. Dopo aver percorso molte città e regioni, siete arrivati nella piccola città dei Leontini; dopo aver compiuto prodigi e sofferto molti tormenti, siete giunti alla fine. Ora illuminate chi canta con fede: Volgi su di noi il tuo sguardo, Misericordioso, e salvaci.

Ikos III Congiunti nel vincolo fraterno, nello stesso giorno e nella medesima ora siete giunti alla fine, variamente messi a morte; ancora viventi, e anche dopo la morte, con la potenza delle vostre armi tutti e tre insieme avete battuto il superbo Tertillo con la divina virtù. Ora che tutti e tre insieme siete alla presenza della Trinità, difendete tutti; rendete potente l’imperatore e illuminate noi che cantiamo: Volgi su di noi il tuo sguardo, Misericordioso, e salvaci.


Ode VII: Nella fornace.

Il vile straziato nel pozzo del suo cuore, in un pozzo profondo e disseccato gettò le sue vittime, ma il Signore li trasse fuori per una celeste dimora.

Con la gloria del martirio gli ispirati giovani hanno ricevuto da Dio il dono della fortezza, mostrando con prodigi l’abbraccio fraterno.

Dopo che furono uccisi i giovani ispirati da Dio, la pia Tecla e la saggia Giustina con sollecitudine li seppellirono nella Casa della vita.

Theotokìon: Salve, santificata dimora dell’ Altissimo! Grazie a te, Madre di Dio, è donata la grazia a noi che gridiamo: sei benedetto, Dio dei nostri padri!


Ode VIII: Stese le mani.

Martiri insigni, armate le vostre mani con le spade della giustizia di Dio, virilmente avete chiuso la bocca e il cuore del tiranno, esclamando: opere tutte del Signore, benedite il Signore.

Prima d’essere finito Alfio fu mansueto per la mansuetudine di Cristo, ma poi diventò terribile al nemico; rivestito infatti della tremenda potenza di Dio, mise a tacere quella bocca gonfia di superbia, così che non si gloriasse senza misura.

Tertillo, tessitore d’insidie, con cuore indurito tormentò duramente l’erede di Cristo, ma fu punito da Filadelfo, che rese vane le trappole a danno dei martiri.

Theotokìon: Hai generato il Signore, o tutta pura, e sei realmente Madre di Dio; grazie al tuo Figlio hai rango divino e noi fedeli rettamente ti glorifichiamo ‘Theotokos’, sovrana purissima.


Ode IX: La pietra

Alfio, tu chiami a celebrare la memoria gioiosa del giorno della tua dipartita anche i lontani, mentre li liberi dalla seduzione della colpa.

Filadelfo, tu conservi l’affetto fraterno verso il prossimo, e avendo ricevuto come ricompensa del martirio una potente confidenza presso il Giudice, intercedi per noi con le tue preghiere.

Quirino, mirabile anche agli Angeli fu la tua pazienza, e potente è il tuo influsso nell’attirare alla fede in Dio; perciò noi ti chiamiamo beato e servo fraterno del Signore.

Ogni vostra energia, atleti divini, fu spesa per dominare le passioni irrazionali: come amici fraterni proteggete noi che cantiamo le vostre lodi.

Theotokìon: Vergine Madre di Dio, tu sola hai generato la fonte della misericordia: sciogli ora le catene delle mie colpe e riempimi di gioia affinché degnamente io ti magnifichi beatissima.




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