
Questi due santi erano soldati di professione, ma perché erano buoni cristiani, furono denunziati al governatore Massimo nel tempo della persecuzione di Massimiano. Il governatore, fattili a sé venire, gli obbligò a sacrificare. Rispose Nicandro: Cotesto comando riguarda coloro che vogliono sacrificare; ma noi che siamo cristiani, non possiamo eseguirlo. Massimo soggiunse: Ma perché ricusate anche di ricevere il danaro che vi tocca per le vostre cariche? Replicò il santo: Non possiamo riceverlo, perché il danaro degli empj è peste per chi serve a Dio. - Almeno, disse Massimo, offerite l'incenso agli dei. E il santo: Come può un cristiano abbandonare il vero Dio per adorare le pietre ed i legni? E come può dal loro quel culto che solo a Dio si dee?
Era presente a questo discorso Daria moglie di Nicandro, la quale animata dallo spirito di Dio disse al marito: Nicandro, guardatevi di ubbidire al governatore; non rinunziate a Gesù Cristo. Ricordatevi di quel Dio al quale avete obbligata la vostra fede; egli è il vostro protettore. Allora Massimo esclamò: Donna malvagia, perché procuri tu la morte a tuo marito? Rispose Daria: Acciocché egli possieda presto la vita eterna. Replicò Massimo: Di' meglio, perché desideri cambiar marito, e perciò vorresti ch'egli muoia. E Daria: Se sospettate di ciò, fatemi, se vi é permesso, morire per Gesù Cristo prima di lui. Rispose Massimo ch'egli non avea ricevuto l'ordine di far morire le donne; ma tuttavia subito la mandò in prigione.
Rivolto poi a Nicandro gli disse: Non date orecchio alle parole di vostra moglie, che vi costerebbero la morte. E poi aggiunse: Io vi do tempo a deliberare se vi torna più conto il vivere o il morire. Nicandro rispose: Il tempo che volete darmi è già passato; la deliberazione è già fatta: io altro non desidero che di salvarmi. Massimo allora esclamò: Lodato sia Dio! credendo che Nicandro per salvare la vita volesse sacrificare. E Nicandro pronunziò le stesse parole: Lodato sia Dio. Il governatore già se ne andava allegro per la vittoria creduta; ma udì allora Nicandro che ringraziava Dio e lo pregava a voce alta che lo liberasse dalle sozzure di questo secolo. Massimo attonito a quella preghiera, disse a Nicandro: Come! poco fa volevate vivere, ed ora volete morire? - No, rispose Nicandro, non voglio morire, ma vivere in eterno; e perciò disprezzo questa vita, di cui mi parli: esercita sopra il mio corpo la podestà che ti è data; io son cristiano. Allora il governatore si voltò a Marciano: E voi, gli disse, che pensate di fare? Marciano rispose: Io dico e voglio lo stesso che dice il mio compagno. - Dunque, replicò Massimo, andate ora in prigione e preparatevi a pagar la pena che meritate.
Dopo venti giorni li richiamò e dimandò loro: Che dite? Volete ubbidire agli imperatori? Gli rispose Marciano con gran coraggio: Le vostre parole non mai ci faranno volgere le spalle al nostro Dio. Noi sappiamo che Dio ci chiama; dunque non ci trattenete più, mandateci presto a quel Dio crocifisso che noi adoriamo e voi bestemmiate. Massimo disse allora: Giacché volete morire, morite. E Marciano: Fate presto, non già perché ci spaventino i tormenti, ma perché desideriamo di presto unirci a Gesù Cristo. Il governatore riprese a dire: Io sono innocente della vostra morte; non sono io che vi condanno, ma gli ordini degli imperatori. Se voi state sicuri di passare a stato migliore, io con voi me ne rallegro. Ed allora li condannò alla morte; ed i santi dissero: Massimo, la pace sia con voi; e pieni di giubilo si avviarono al martirio benedicendo Dio.
Dietro a Nicandro andava Daria sua moglie ed un suo figliuolo fanciullo portato in braccio da Papiano fratello di un altro martire, Pasicrate. Daria, quando il martire stava per essere decollato, volea passare a parlargli da vicino per dargli animo, ma non potea passare per la folla; onde Marciano le porse la mano e la presentò a Nicandro, il quale, come licenziandosi da lei, con volto sereno le disse: La pace sia con voi. Ed ella, standogli presso intrepida, l'animò dicendo: State allegramente, signore; compite il vostro sacrificio. Io mi consolo di vedervi andare alla gloria, e stimo grande la mia sorte di esser moglie di un martire. Rendete dunque a Dio l'amore che gli dovete, e pregatelo che liberi anche me dalla morte eterna.
All'incontro dietro a Marciano andava anche la sua moglie con altri suoi parenti; ma questa andava stracciandosi le vesti e gridando: Misera me! Marciano, perché così mi disprezzi? Abbi pietà di me; almeno guarda il tuo figliuolo. Marciano la interruppe e le disse con fortezza: E sino a quando il demonio ti accecherà? Ritirati e lasciami terminare il mio martirio. Ma la moglie seguiva a piangere e giunse a gettarsegli addosso impedendogli il camminare. Marciano allora disse ad un buon cristiano nomato Zotico: Di grazia, trattenete mia moglie. E quando giunse al luogo del supplicio, disse a lei: Ritiratevi in nome del Signore, perché essendo voi posseduta dal diavolo, non potete vedermi terminare il mio martirio. Indi abbracciò il figliuolo, ed alzati gli occhi al cielo disse: Mio Dio, prendete voi la cura di questo mio figlio. Finalmente Nicandro e Marciano, abbracciandosi si diedero il bacio di pace, e il carnefice avendo bendati gli occhi ad ambedue i santi, troncò loro le teste. Gli atti di tal martirio sono riportati dal Ruinart.