Cipriano fu nativo di Antiochia nella Siria di una famiglia nobile e ricca, ma pagana; onde l'allevarono nelle superstizioni de' falsi dei e specialmente nell'arte magica: e perché Cipriano era di molto talento, divenne il mago più famoso della Grecia. Essendosi egli pertanto fatto amico così familiare coi demonj non vi fu abbominazione ch'egli non abbracciasse: giungeva sino a svenare i fanciulli per offerire il loro sangue a' demonj. E fece questa vita empia sino all'età di trenta anni; ma allora Dio lo chiamò a sé.

Il fatto avvenne così. In Antiochia vi era una fanciulla nomata Giustina, la quale, benché i genitori fossero gentili, ella nondimeno avendo intesa una predica, abbracciò la fede cristiana, e sin d'allora consacrò a Gesù Cristo tutta se stessa colla sua verginità. Era ella di una rara bellezza; onde un giovane chiamato Aglaide, essendone preso, usò tutti i modi per averla sua: ma ella sempre lo ributtò. Il giovane ricorse a Cipriano affinché co' suoi incantesimi glie l'avesse guadagnata. Cipriano adoperò tutta la scienza, ma nulla ottenne. Scrive s. Gregorio che i demonj posero tutte le forze per farla cadere; ma la santa si raccomandava alla divina Madre, e così restava sempre forte a resistere. Cipriano rimproverava al demonio, com'egli non potesse vincere una fanciulla; ma il demonio rispose che quella donzella era difesa dal Dio de' cristiani e perciòesso non poteva vincerla. Cipriano udendo ciò disse: E giacché è questo, che il Dio de' cristiani è più potente di te, a questo Dio io voglio servire da oggi innanzi.

Indi andò a trovare un suo amico sacerdote per nome Eusebio. Questi gli diede coraggio, specialmente contro le tentazioni di disperazione che il demonio gli dava per tante scelleraggini commesse; e così Cipriano da un mostro d'inferno diventò un santo cristiano, in modo che convertì molti idolatri; ed asserisce un autore per cosa certa che morto il vescovo di Antiochia fu eletto Cipriano a tenere quella sede. Allora Diocleziano avvisato della santità di Cipriano ed insieme di quella della vergine Giustina, li fece prendere ambedue dal governatore della Fenicia nomato Eutolmo, il quale, trovandoli fermi nella fede, fece flagellare s. Giustina e lacerare s. Cipriano sino alle ossa con uncini di ferro. Indi li mandò in prigione divisi l'un dall'altro; e vedendo che dopo tutti i mezzi usati per farli prevaricare, nulla otteneva, li fece immergere ambedue in una caldaia di pece bollente. Ma i due santi restarono affatto illesi da quel supplicio; onde il giudice mandò i martiri a Diocleziano, il quale subito li fece decapitare, e ciò avvenne ai 26. di settembre. Le loro reliquie furono portate a Roma, dove una dama divota nomata Rufina fece fabbricare una piccola chiesa, donde poi furono trasportate nella chiesa di s. Giovanni in Laterano.




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